Rodolfo Siviero, il salvatore dell’arte

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Rodolfo Siviero, cacciatore esperto d’arte, agente segreto dell’Intelligence Militare Italiana, uomo di straordinario coraggio e straordinaria cultura e capacità, si occupò del recupero di numerosi capolavori dell’arte depredati dai nazisti dal 1938 al 1945. In particolare, controllò le azioni del Kunstschutz, un’organizzazione tedesca il cui scopo era proteggere le opere d’arte dai pericoli della guerra che, durante l’epoca nazista, veniva usata per saccheggiare collezioni e rubare capolavori, ad esempio come scusa per proteggerli dai bombardamenti.

Nelle sue numerose azioni da protagonista, Siviero riuscì a salvare un celebre capolavoro del XV secolo, l’Annunciazione di San Giovanni Valdarno di Beato Angelico (1432). Questo dipinto (tempera su tavola) si trovava nel convento francescano di Montecarlo presso San Giovanni Valdarno (Arezzo). All’inizio del 1944, la rete di informatori di Siviero apprese che Hermann Göring, il braccio destro di Adolf Hitler ossessionato dall’arte, voleva collezionare tale capolavoro in Germania.

In quel momento Siviero avvertì prontamente i due frati francescani del Convento di Piazza Savonarola a Firenze che presero e nascosero l’opera il giorno prima dell’arrivo dei soldati tedeschi. Tra gli altri celebri salvataggi di cui fu ideatore, ricordiamo la celebre Danae, realizzata da Tiziano, dipinto del 1545 oggi conservato al Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli, o le tempere su tavola di Antonio del Pollaiolo sul tema delle Fatiche di Ercole, situata alla Galleria degli Uffizi a Firenze.

Nel 1948 fu selezionato dal Governo per negoziare la restituzione di opere rubate e riuscì a recuperare molti capolavori presi in Italia dal leader nazista prima dell’8 settembre 1943. Questi capolavori furono portati in Germania da complici del regime fascista. Tra questi il Discobolo Lancellotti, replica romana in marmo del bronzo di Mirone, divenuto simbolo del lavoro di recupero di Siviero.

Nel suo ufficio di Roma a Palazzo Venezia, Siviero si è servito di un’efficiente rete di informatori per organizzare il lavoro di recupero e ha attraversato tutti gli aspetti della diplomazia europea con superba abilità e con la stessa spregiudicatezza. Il suo lavoro continuò fino alla sua morte, avvenuta il 26 ottobre 1983: fu sepolto nella cappella di San Luca, sede della sua amata Accademia di Pittura e Arte di Firenze, dove oggi sono conservati i suoi archivi e diari. Dagli scritti degli ultimi anni si evince come l’attenzione del Governo per il restauro dei beni culturali e delle opere d’arte iniziasse a diminuire.

Siviero è stata dunque una persona che ha saputo abbracciare l’arte e metterla al di sopra di tutto: un personaggio che oggi può e deve mettere in guardia dall’essere indifferenti alla grande bellezza per tornare al valore dell’arte e farne memoria, proiezione, rispetto e consapevolezza.

 

a cura di Luisa Ramaglia

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