Stasera il Napoli a Londra per la Storia, ma quella di Diego era tutta un’altra storia

lavezzi maradona

Napoli. – Il grande giorno è arrivato,  una città intera sarà incollata, dalle 20,45,  ai televisori. Dal centro, passando per le periferie, arrivando fino alla profonda provincia, in tutte le strade , in tutti i vicoli ed in tutte le piazze,  si respira aria da grande evento. Tutti i napoletani,  stasera, stipuleranno patti con il diavolo e “sacramenteranno” questo momento, come la vetta emozionale della propria esistenza, in omaggio al vecchio adagio che vuole il napoletano l’esagerato per eccellenza.

Dal punto di vista tecnico il Napoli resta favorito, oggi non ci sarebbe paragone tra la squadra di Mazzarri, che rientra in panchina dopo la revoca della squalifica da parte del TAS,  e quella del neo allenatore Di Matteo. Ma, lo Stamford Bridge, come tutti gli stadi inglesi, “miniature monumentali”, incutono timore, e si attende  la sfuriata iniziale del Chelsea e  lo spirito di reazione dei napoletani. Il Napoli arriva con un Lavezzi in grande spolvero, però, tutti sanno a Napoli, il Pocho non è Diego Armando Maradona.

In città , a Napoli, desiderano ardentemente incastonare questo match nella storia di questa città, nei momenti epocali. Ma con la dovuta onestà, non si può davvero, se si pensa in terra partenopea alla fine degli anno ottanta sbarcò sul  terreno di gioco e nella vita della città un certo Diego Armando Maradona. Si, quella storia scritta da quel  reazionario del calcio, il più grande fantasista del calcio moderno, di quell’uomo che si portava sul groppone, sul campo e nei rapporti con la società, tutti i suoi compagni di squadra. Si ricorda Diego Armando Maradona nelle lotte con Ferlaino per gli stipendi, tanti calciatori di medio livello, di quel Napoli, non avrebbero mai guadagnato tanti soldi se il sindacalista Diego non avesse guidato e vinto la lotta sindacale con il padrone del Napoli. Per amor di Dio non paragoniamo il funambolo Lavezzi a Maradona e De Laurentiis a Ferlaino, loro rappresentavano quel conflitto necessario ad accendere gli animi dei napoletani, quel contrasto tra il potere e il contropotere dove si cocretizzava  quell’equilibrio che determinava in campo il valore di una squadra capace di vincere due scudetti. Si vincere, un verbo ancora sconosciuto a Mazzarri e De Laurentiis..

I tifosi del Napoli di oggi tentano di politicizzare e geografizzare l’incedere tecnico e sportivo della squadra, a dir loro, rappresentativo della città. Ed è questo dato sociologico che fa allontanare i tifosi nati a Napoli  delle squadre del Nord, da quest’impresa. FTato sportivo che negli anni del grande filosofo del calcio non accadeva. Tutti ricordano, i ragazzetti dell’epoca di Dieguito, quanta gioia e soddisfazione dava quel Napoli, e  quanta delusione aveva arrecato agli juventini, interisti e milanisti di Napoli. Un riscatto storico-sportivo, che fino ad allora non aveva eguali nella storia del Calcio Napoli. Ma quegli juventini, interisti e milanisti, incassavano , vero con grande delusione, le sconfitte dell’epoca, ma c’era nell’aria di quella storia sportiva un qualcosa di magico che trascinò tanti tifosi delle squadre del Nord a preparare ed a partecipare  ai festeggiamenti del Napoli Campione d’Italia, quel Napoli che concretizzava una “primavera napoletana” insperata. Mesi e mesi di festeggiamenti, ogni vicolo piazza e strada era invasa dall’onda biancoazzurra. Ma come tutte le grandi storie della nostra città , finì nella tragica decadenza sportiva e umana  di Diego Armando Maradona, il quale viaggiò più velocemente nel limbo rispetto a qualunque Re di questa città. Tutti lo coccolavano , anche la camorra. Ma chi ama, e viene amato  in questa città, purtroppo deve fare i conti con quei poteri criminali che emergono d’incanto nel momento in cui c’è la storia da cavalcare, i milioni da guadagnare. Ma questa è una storia vecchia quanto il mondo, e la nostra città non se ne riesce a liberare.

Una parte della città , la stragrande maggioranza, tiferà Napoli. Ma ci sarà anche un’altra parte che non reggerà alla tracotanza dei tifosi del Napoli, oggi impegnati a politicizzare ”anacronisticamente” risultati calcistici. Immaginate i  ragazzetti tifosi bianconeri, rossoneri e nerazzurri sgomitare a venti minuti dalla fine della partita del Napoli, quando si aprono i cancelli dello stadio,  per ammirare dal vivo le gesta tecniche dell’antipatico per eccellenza del calcio moderno, il matador Cavani? Davvero   non ci si riesce ad immaginarlo. Ma quando giocava il Dio del calcio moderno accadeva.

Stasera non scende in campo la città di Napoli, e quei tifosi che accompagneranno il Napoli, non rappresenteranno in toto la città di Napoli.  Scende in campo la squadra del Calcio Napoli, guidata egregiamente da mister Mazzarri; “pompata”, a dovere,   da De Laurentiis, l’imbonitore del calcio attuale e guidata in campo dal Pocho, dal Matador e da Marekiaro Hamsik. Quella città che cerca il riscatto sociale e storico resta, per il momento, fuori da questo match. Non sarà Lavezzi a farci amare nel mondo, ma la nostra capacità di “pulire” la città dai rifiuti, e di reagire e mai essere compiacenti alle escalation della criminalità partenopea.

E come diceva il Dio del pallone, “Hai capito Bravo”, questa di stasera è tutta un’altra storia, anzi, lo canticchiava anche Pino Daniele, un altro napoletano “in fuga” da Napoli

il direttore Gaetano Busiello

 

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