Rocca di Papa. Medici di base che non “seguono” i propri assistiti, grido di dolore di una roccheggiana

chiara soddu

Rocca di Papa (Roma). – Noi de “Il Secolo Nuovo” raccogliamo le impressioni e le sofferenze di Chiara Soddu, una nostra concittadina che combatte contro le diverse difficoltà che si incontrano quando, purtroppo, si deve lottare contro una  malattia delicata che colpisce i nostri cari, e qualche medico mostra scarso cuore.

“A volte – soostiene Chiara Soddu trovare delle strutture mediche adeguate con dei medici eccellenti nello svolgere le proprie mansioni e somministrare cure idonee a risolvere ogni tipo di patologia non è sufficiente. Curo una persona a 40km da dove vivo arrivo in ospedale è tutto ineccepibile medici infermieri struttura con ogni comfort cordialità qualifiche ma poi ritornata a casa mi trovo inevitabilmente con un muro di solitudine insormontabile senza nessun tipo di assistenza o presenza se pur spirituale da parte di nessun medico tanto meno il mio medico di base informato della grave situazione.

Ma pesa  – continua Chiara Soddu – così tanto alzare una cornetta per chiedere se il tuo assistito è ancora vivo se necessita di un controllo io devo informarmi autonomamente anche per un prelievo domiciliare poichè il mio medico il più delle volte ha il ” sostituto” in studio a cui bisogna comunicare l’intera cartella clinica del paziente per poter avere anche una ricetta per un semplice medicinale ( cosa ovvia non conoscendolo). Dove sono finiti i medici di una volta che ti venivano a casa che conoscevano tutti i loro pazienti? Sono indignata per i troppi privilegi che hanno le categorie mediche senza tenere alcun conto che chi è ammalato non ha scelto di esserlo ma è una condizione nella quale riversa con mille trafile burocratiche da affrontare nonostante a volte non abbia la forza neanche di respirare. Stare male e dover chiedere aiuto mantenere la propria dignità di uomini riversando in condizioni animalesche l’isolamento della vergogna della malattia e l’indifferenza della società.

Chiedere  - conclude Chiara Soddu - anche solo di cosa ha bisogno in che modo posso rendere il tuo percorso di malato meno duro dare una carezza morale a chi è in difficoltà è poi cosi tanto difficile? Pare proprio di si! Un uomo o una donna soli sarebbero morti in una malattia oncologica come quella che stiamo vivendo noi….. E’ terribile avere il ricordo di un uomo dignitoso fiero forte a volte anche un po scontroso dilaniato distrutto spento uno scricciolo indifeso.”

Cristiana Zarneri

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