Pomigliano. Polemiche sulla transazione per 582 mila euro alla concessionaria Serit Roma Spa

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Pomigliano d’Arco (Na). - La «storia» del debito che l’amministrazione Russo ha deciso di pagare risale al 1990 quando, in vigore una normativa diversa da quella odierna, la Serit (Roma) Spa è nominata commissario governativo delegato alla riscossione dei tributi dello Stato e di altri enti pubblici nell’ambito della Provincia di Napoli. In quegli anni, prima ancora di riscuotere tributi, la concessionaria anticipava all’Ente le somme ancora da incassare. E così accadde a Pomigliano d’Arco: la Serit Roma anticipò al Comune la somma di 582.151, 16 euro (più di un miliardo delle vecchie lire dell’epoca). Come stabilito dall’art. 26 del D.P.R. 43/1988 la Serit anticipò alla tesoreria comunale le somme iscritte a ruolo, come fossero già incassate (esistono a tal proposito le quietanze dei versamenti). Nel 1993 però la Serit di Roma cessava dall’incarico di commissario governativo e consegnava all’amministrazione finanziaria dello Stato gli elenchi di quanto anticipato e non riscosso, elenchi poi girati, dal Ministero delle Finanze, al Banco di Napoli, per la riscossione. Nel frattempo subentrava, quale concessionaria, la Serit Spa con sede a Napoli, società omonima ma che nulla ha a che vedere con la precedente.  Dunque appare palese che le somme anticipate avrebbero dovuto essere restituite come si evince dalla giurisprudenza in merito. Un esempio per tutti riguarda il Comune di Crispano (sentenza della Corte dei Conti del 3.3.2003 n. 63/A) dove si è verificata situazione analoga. La sentenza della Corte dei Conti non lascia adito a dubbi:  non trattandosi di rimborso per inesigibilità bensì di restituzione delle somme anticipate per impossibilità di procedere alla riscossione, il Comune deve pagare. Lo stesso parere, per il «caso» Pomigliano fu dato anche nel 2006 dal dirigente dell’ufficio tributi, come anche di recente, da note interne agli uffici e da ricondursi all’Avvocatura del Comune.  «Peraltro – sostiene la dirigente oggi responsabile– abbiamo trasmesso tutti gli atti alla Corte dei Conti, il che significa che laddove ci fossero vizi di forma o illegittimità sarebbero rilevati». Intanto però, pur con altre sentenze che hanno disposto in maniera diversa, la scelta dell’amministrazione va nella direzione di tutelare l’Ente con una transazione che ha evitato il pagamento di interessi, oltre che una eventuale rivalutazione del debito. «Esistono reversali, documenti, prove,  che l’amministrazione abbia incassato questi soldi come anticipo di somme che la ditta non ha mai riscosso – dice il sindaco Russo e noi siamo convinti che, in un eventuale giudizio  avremmo finito per pagare quasi il doppio della cifra per la quale invece abbiamo dilazionato il pagamento in cinque anni. Da dati incontrovertibili ritengo sia stata l’unica scelta di buon senso». In consiglio comunale, la relazione dell’assessore competente Mimmo Romano ha delineato, snocciolando dati, cifre e circostanze, i motivi della scelta del Comune di Pomigliano d’Arco. «Una questione di buon senso – aggiunge Russo - un sindaco, come un buon padre di famiglia, deve optare per la scelta più adeguata e con rischi minori».

Ufficio Stampa Città di Pomigliano d’Arco

 

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