Cercola. Decadenza consiglieri comunali, esplode il conflitto istituzionale. Il vicepresidente consiliare Paudice (PD): “Sono decaduto, Barone attivi la procedura”.

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Cercola (Na). -  Il consiglio comunale è al capolinea: si stanno scrivendo i titoli di coda di un consesso che ha tradito gli elettori, caratterizzandosi nel suo incedere per il fastidioso gioco del celebrare sistematicamente le sedute consiliari in seconda convocazione, alterando, di fatto, le rappresentanze politiche uscite dal voto del giugno 2013.

In queste ore un’assunzione di responsabilità,  sul fronte della decadenza dei consiglieri comunali sotto procedimento,  è stata presa da Giovanni Paudice (PD), attuale vicepresidente del consiglio comunale, il quale ha inviato  - questa mattina ( nota protocollo n. 004391 del 30 marzo 2017 )  - ai vertici del comune di Cercola una nota con la quale si dichiara decaduto , in quanto lo stesso Paudice, ammettendo le proprie colpe,  si è assentato in almeno di tre sedute di consiglio comunale in prima convocazione senza giustificato motivo. Paudice in questa nota ha  chiesto a Barone , attuale presidente del consiglio comunale, ed al sindaco Fiengo, di attivare tutte le procedure che portano alla declatoria di decadenza , quest’ultima prerogativa del consiglio comunale. Quindi, è in atto un vero e proprio conflitto istituzionale: l’ufficio di presidenza consiliare al Comune di Cercola implode, Paudice dice di no alle inadempienze di Barone, temendo anche code alla Procura della Repubblica di Nola,  mentre l’altro vicepresidente Teresa Iorio, espressione del Centro Democratico di Fiengo, anch’ella sotto la tenaglia del procedimento di decadenza, nulla ha fatto trapelare in merito.

I 14 consiglieri comunali fannulloni, tra di loro svetta il sindaco Vincenzo Fiengo,  si sono assentati per almeno tre volte  alle sedute di prima convocazione del consiglio comunale, sono stati beccati da due cittadini, Gaetano Busiello ( Direttore de Il Secolo Nuovo ) e Angelo Visone ( Portavoce del Movimento Cinque Stelle), questi ultimi, utilizzando la facoltà concessa dallo Statuto Comunale – in qualità di elettori del comune –  hanno registrato la violazione dell’art.27 che fissa l’obbligatorietà della presenza in prima convocazione di tutti i consiglieri comunali, ponendo anche una sanzione esemplare nei confronti di  chi non interviene per tre sedute consecutive, prevedendo   l’attivazione della procedura di decadenza da consigliere comunale se non si giustifica l’assenza.

La procedura doveva essere attivata d’ufficio da Vincenzo Barone, Presidente del Consiglio Comunale, ma lo stesso si è spinto oltre,  inviando una nota ai due elettori, sostenendo che non esistessero i presupposti legittimanti per attivare le procedure: ma Gaetano Busiello ha impugnato il tutto al Tar Campania – ricorso n.907/2017 – , mentre Angelo Visone ha presentato regolare istanza al Difensore Civico della Regione Campania.

L’ipotesi dello scioglimento anticipato del consiglio comunale si fa sempre più vicina, due sono le motivazioni giuridiche che dovrebbero determinare questa sanguinosa prospettiva per la comunità di Cercola: in primo luogo, anche in considerazione dell’imminente pronuncia al Tar Campania del ricorso presentato fa Gaetano Busiello, risulta impossibile nominare la commissione in seno al consiglio comunale che valuti , comunque in modo molto tardivo (l’ultima assenza è del 20 ottobre 2016), le giustifiche dei 14 fannulloni cercolesi, visto che tutti i consiglieri di maggioranza sono sotto la tenaglia del procedimento di decadenza. Infatti, lo Statuto Comunale prevede che nella commissione succitata ci sia la presenza di due consiglieri di maggioranza e di due di minoranza, oltre al presidente del consiglio comunale. Essendoci l’impossibilità di costituirla, mancando i due rappresentanti della maggioranza,  in ottica dell’autonomia del consiglio comunale si bloccherebbe l’attività dell’organo rappresentante la volontà popolare, di fatto si decreterà lo scioglimento del consiglio comunale. In secondo luogo, il sindaco/consigliere comunale  Vincenzo Fiengo, si è già “autodenunciato” sulle giustifiche per le sue assenze, adducendo ad una funzione politica che accompagnerebbe l’istituto della seconda convocazione, sorvolando, invece, l’obbligatorietà della sua presenza ed in particolare non emergerebbe nessuna norma di legge che  consenta , per semplice scelta politica, di eludere l’obbligo della presenza al consiglio comunale in prima convocazione.

Un sacrosanto pasticcio in salsa Fiengo/Barone: si attende con grande curiosità la seduta di domani – 31 marzo 2017, durante la quale potrebbe mancare Giovanni Paudice,  il consigliere comunale autodichiaratosi decaduto e, invece, si troveranno  presenti tutti gli altri consiglieri comunali “graziati” dal presidente Vincenzo Barone, compreso il sindaco Vincenzo Fiengo. L’aspetto più comico che non ci quadra è questo: Barone non è né il Capo dello Stato e né il Papa, la sua “grazia” ai consiglieri comunali ci risulta un esercizio davvero irriverente nei confronti delle democratiche istituzioni cittadine.

Redazione Politica

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