Torre del Greco. Disoccupazione settore marittimo e registro internazionale: la protesta di CasaPound

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Torre del Greco (Na). – “No al doppio registro di navigazione”. Questa la frase apparsa su uno striscione affisso da CasaPound Napoli a Torre del Greco, per protestare contro la disoccupazione nel settore marittimo e contro i devastanti effetti sull’occupazione del «doppio registro marittimo o registro internazionale», ovvero della Legge 27 febbraio 1998, n.30.

“Questo striscione – afferma Ferdinando Raiola, responsabile regionale di CasaPound Campania – è solo la prima di diverse azioni che abbiamo in programma per informare la cittadinanza di Torre del Greco sulla legge 30/98 e sul registro internazionale di navigazione, legge che ha creato, e ancora crea, tanti disoccupati in una città, la nostra, che ha sempre fatto della navigazione marittima la sua prima fonte di ricchezza. Città che già nell’ultimo anno ha dovuto subire anche il durissimo colpo del fallimento della Deiulemar che ha bruciato in poco tempo i risparmi di centinaia di lavoratori”.

“Oltre alla crisi nazionale – continua Ferdinando Raiola – il motivo principale che ha determinato un forte calo di assunzioni dei marittimi italiani è l’istituzione appunto del cosiddetto «doppio registro marittimo o registro internazionale» che favorisce l’ingaggio sulle navi di personale extracomunitario. Questa legge non ha affatto garantito l’occupazione dei marittimi italiani: le compagnie, infatti, scelgono sempre più gli stranieri per risparmiare e la situazione è degenerata, soprattutto, con l’incalzare della crisi dell’economia. Questa legge, in particolar modo negli ultimi anni, ha determinato un notevole calo degli occupati italiani sulle navi battenti bandiera nazionale, e solo a Torre del Greco il numero dei lavoratori dagli anni 50 ad oggi si è dimezzato. Sulle navi italiane sempre più filippini, croati, indiani ed altri extracomunitari, mentre i torresi lavorano solo qualche mese all’anno. Ricordiamo che il settore marittimo è uno dei pochi, se non l’uinco, che al giorno d’oggi riesce ancora a resistere in un clima di decadenza economica internazionale: Costa Crociere ha investito 66 milioni di euro per ristrutturare navi da crociera, gli armatori greci hanno deciso di ordinare 45 nuove navi, gli incrementi del traffico al porto di Gioia Tauro sono dell’ ordine del 7%, la Moby Lines ha deciso di raddoppiare il traffico traghetti fra Genova e Bastia, la Almi Tankers ha ordinato dieci nuove petroliere alla Daewoo, la D’Amico ha messo in cantiere due nuovi navi post-Panamax”.

“L’Italia è un Paese marittimo – conclude Raiola – a cui, paradossalmente, si sta togliendo la marittimità; se non si imbarcano le nuove leve italiane, preferendo sempre equipaggi di marinerie diverse, la tradizione e la pratica marinaresca moriranno con gli ultimi nostromi, gli ultimi ufficiali di coperta capaci di “scorciarsi le maniche” e i bravi ed instancabili operai e ufficiali di macchina. Chiediamo dunque l’annullamento del “doppio registro” , perché lo stesso affida la gestione del personale di armamento delle navi ai sindacati marittimi (CGIL-CISL-UIL): l’effetto di questa situazione è che le navi italiane imbarcheranno in maggioranza personale marittimo extracomunitario (che costa meno in termini fiscali e contributivi) perché appunto consentito dalle tabelle di armamento concordate privatamente fra armatori e gli stessi sindacati”.

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