Attenzione: “Chi abbandona un cane, non solo commette un reato penale, potrebbe ritrovarsi accusato di omicio colposo”

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Ogni anno in Italia oltre 150.000 animali domestici vengono abbandonati. L’80% morirà in incidenti stradali, subirà maltrattamenti o potrà essere vittima dell’addestramento dei cani da combattimento; il resto trascorrerà la propria esistenza nell’ angusta gabbia di un canile.
I cani abbandonati continuano ad alimentare la popolazione vagante, inoltre molte femmine gravide partoriscono ed i cuccioli che non muoiono di stenti, diventando adulti, rappresentano un ulteriore serbatoio di randagi.
Alcuni di questi cani inoltre sono poco socializzati con l’uomo e si trasformano in soggetti “inselvatichiti” il cui controllo è più problematico, soprattutto quando si riuniscono in branchi.

I cani vaganti sul territorio, singoli od in branchi, possono rappresentare un potenziale rischio di aggressione per le persone; diventare serbatoio e veicolo di malattie infettive ed infestive, alcune delle quali trasmissibili all’uomo, non essendo sottoposti ad alcun controllo sanitario; essere causa di incidenti stradali; ogni anno si registrano centinaia di incidenti stradali, anche mortali, causati da animali randagi: “chi abbandona un cane, dunque, non solo commette un reato penale, ma potrebbe rendersi responsabile di omicidio colposo”, arrecare danni al bestiame domestico allevato, arrecare danni agli animali selvatici, alimentare il fenomeno del randagismo, in quanto non sterilizzati e spesso notevolmente prolifici ed essere causa di degrado ed inquinamento ambientale sia nel contesto urbano, che nelle campagne, con conseguente polluzione di pest (ratti, topi), sinantropi ed insetti che a loro volta costituiscono una possibile fonte di pericolo per l’uomo.

A cura di Marco Auriemma

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